sábado, 11 de abril de 2020

PIERO POGGIALINI - CRÍTICA MUSICAL - "DIE WALKÚRE"

El crítico musical 
Piero Poggialini
 nos envía sus comentarios sobre 
" Die Walküre" 
de
 Ricard Wagner.



EN ITALIANO:

DIE WALKÜRE (La Valchiria)

Richard Wagner (1813-1883)
Debutto 26/6/1870 a Münich
Teatro Real Madrid 8/2/2020
Director Musical: Pablo Heras-Casado
Director de escena: Robert Carsen

La prima opera a cui assistetti fu proprio un’opera di Wagner, “Tristano e Isotta” nel 1975, al Teatro Comunale di Bologna, prima della sua riforma. Possedevo già, in edizione económica adatta a studenti, due LP in vinile con le ouvertures e i brani per sola orchestra di varie opere di Wagner, fra cui la meravigliosa “Tristano e Isotta”. Per mia cugina fu dunque facile convincermi ad entrare : ero molto curioso. L’esperienza fu un po’ difficile da portare a termine, ma m’insegnò molte cose. Scoprí

Che il loggione del Teatro Comunale allora era incredibilmente scomodo.

Che Wagner non aveva il dono della sintesi : l’opera in tedesco durò 5 ore.

Che quando si va all’opera, per capire qualcosa bisogna andaré preparati, ossia come minimo aver letto il riassunto (o argomento, o sinopsi ) regola che vale per qualsiasi opera, altrimenti si rischia di distrarsi o di dormire. I sopratitoli tolgono l’attenzione da ciò che accade in palcoscenico.

Che Wagner, nel suo ideale artístico di creare “l’opera d’arte totale”, fu un compositore meraviglioso, capace di pagine di lirismo estasianti e melodie incantevoli che tengono lo spettatore attaccato alla poltrona, nonostante le molte ripetizioni della partitura e del libretto (anche il libretto era opera sua).

Come per l’opera italiana ottocentesca Giuseppe Verdi rappresentò la summa, la chiave di volta, cosí Richard Wagner fu il culmine e la sintesi del romanticismo tedesco.

La Valchiria costituisce la prima giornata, dopo il prologo “L’oro del Reno”, della tetralogía, con tema leggende nordiche, che impegnò Wagner dal 1850 al 1876, quando il Ring, “l’anello del Nibelungo” venne rappresentato nella sua interezza.

Il cammino verso il completamento del “Ring” fu lungo e difficile. Più di una volta Wagner fu sul punto di desistere da questa disumana impresa.

La Valchiria è l’opera di Wagner che probabilmente più si avvicina al concetto, presente nella maggior parte delle sue opere, di “redenzione dal male attraverso l’amore e il sacrificio finale”, in questo caso della Valchiria Brunilde.

Il regista Robert Carsen ha interpretato bene questo continuo conflitto fra il male e il bene nei tre atti in cui si svolge l’opera.

Nel primo atto in uno scenario quasi completamente vuoto, distacca l’amore incestuoso, eppur toccante, fra i due fratelli gemelli Siegmund e Sieglinde ( brava ed espressiva Elisabeth Strid), accompagnato da un’incantevole melodía, seguita da un solo del cello che accompagna Sieglinde.

Il secondo atto è ambientato nell’ampio salone di un palazzo che simboleggia il Walhalla, la residenza degli dei, dove s’intrecciano tradimenti, arroganze, violazioni delle leggi, corruzioni, in pratica il compendio della disumanità, dove il protagonista è Wotan (un bravo basso James Rutheford).

Nel terzo atto ritorna un gélido scenario vuoto, un campo di battaglia, dove i corpi dei soldati caduti vengono raccolti dalle nove Valkirie. Qui la famosa Cavalcata viene rappresentata, accompagnata da una corale di tromboni ed altri ottoni, con un turbinio di luci e suoni che conferisce un effetto finale di forte impatto, dove si percepisce una realtà fittizia filtrándola attraverso la vera. L’atto si chiude con il sacrificio di Brunilde, che ritrova la sua umanità affascinata dall’amore fre Siegmund e Sieglinde e per questo viene castigata da Wotan.

Carsen ha cercato per quanto possibile di rendere fluido lo svolgimento, nel mezzo di contrasti spaventosi fra bene e male, fra amore e potere.

Ottima l’Orchestra del Teatro Real, l’elemento più importante che unifica l’intera Opera; espressiva nei fraseggi, nei dettagli , diretta dal Maestro Heras-Casado, convincente e ormai buon traduttore al Teatro Real delle partiture wagneriane.

In sostanza una Valchiria più che convincente.


EN ESPAÑOL:
DIE WALKÜRE (LA VALQUIRIA)
Richard Wagner (1813-1883)
Estreno: 26/6/1870 Múnich
Teatro Real Madrid 8/2/2020
Director Musical: Pablo Heras-Casado
Director de escena: Robert Carsen

La primera ópera a la que asistí, fue justo una ópera de Wagner, “Tristán e Isolda”, 1975 en el Teatro Comunal de Bolonia, antes de ser reformado. Yo tenía ya, en edición económica para estudiantes, dos LP de vinilo con oberturas y piezas para sólo orquesta, de varias óperas de Wagner, entre los cuales la maravillosa “Tristán e Isolda”. A mi prima le fue fácil convencerme para entrar: yo tenía mucha curiosidad. La experiencia fue un poco difícil de llevar a cabo, pero me enseñó muchas cosas. Descubrí:
Que el gallinero del Teatro Comunal era increíblemente incómoda. 

Que Wagner no tenía el don de la síntesis: la ópera en alemán duró 5 horas.

Que cuando se va a la ópera, para entender algo, hay que ir preparado, o sea, como mínimo haber leído el resumen (o tema, o sinopsis), regla que se necesita para cualquier ópera, de lo contrario se corre el riesgo de distraerse o dormir. Los subtítulos desvían la atención de lo que sucede en el escenario.

Que Wagner, en su ideal artístico de crear “la obra de arte total”, fue un compositor maravilloso, capaz de ofrecer páginas de fascinante lirismo y encantadoras melodías que mantienen al espectador pegado a su butaca, a pesar de las numerosas repeticiones de la partitura y del libreto (que también éste era suyo).

Así como en la ópera italiana del Siglo XIX, Giuseppe Verdi representaba el culmen, elemento central, así también Richard Wagner fue la cumbre y la síntesis del romanticismo alemán.

La Valquiria constituye el primer día después del prólogo “El oro del Rin” de la tetralogía, con tema de leyendas nórdicas, que comprometió Wagner del 1850 al 1876, cuando el Ring, “El anillo del Nibelungo” estuvo representado en su totalidad.

El camino para completar el “Ring” fue largo y difícil. En más de una ocasión Wagner estuvo a punto de renunciar a esta inhumana tarea.

La Valquiria es la ópera de Wagner que probablemente esté más cerca del concepto, presente en la mayor parte de sus obras, de “redención del mal a través del amor y el sacrificio final”, en este caso de la Valquiria Brunilda.

El director de escena Robert Carsen ha interpretado bien este continuo conflicto entre el mal y el bien en los tres actos en los que se desarrolla la ópera.

En el primer acto, con un escenario casi completamente vacío, se evidencia el amor incestuoso pero conmovedor, entre los dos hermanos gemelos, Siegmund y Sieglinde (buena y expresiva interpretación de Elisabeth Strid), acompañado por una magnífica melodía, seguida de un solo del violonchelo que acompaña a Sieglinde.

El segundo acto está ambientado en el gran salón de un palacio que simboliza la Walhalla, la residencia de los dioses, en donde se entrelazan las traiciones, arrogancias, violaciones de la ley, corrupción, básicamente el compendio de la inhumanidad, en que el protagonista es Wotan (un buen bajo, James Rutheford).

El tercer acto representa un frío y vacío escenario, un campo de batalla, donde los cuerpos de los soldados caídos son recogidos por las nueve Valquirias. Aquí la famosa Cabalgata se representa acompañada por una coral de trombones y metales, con un remolino de luces y sonidos que rinde un fuerte efecto final, donde se percibe una realidad ficticia al filtrarla a través de la verdad. El acto se cierra con el sacrificio de Brunilda, que encuentra su humanidad, fascinada por el amor entre Siegmund y Sieglinde; y por esto es castigada por Wotan.

Carsen ha exprimido el máximo esfuerzo para darle fluidez al desarrollo del espectáculo, en medio de aterradores contrastes entre el bien y el mal, entre el amor y el poder.

La orquesta del Teatro Real es excelente, el elemento más importante que unifica toda la Ópera; expresiva en fraseo, en los detalles, dirigida por el Maestro Heras-Casado, convincente y ahora un buen traductor en el Teatro Real de partituras wagnerianas.

En esencia, una Valquiria más que convincente.

PIERO POGGIALINI - CRÍTICA MUSICAL - IL PIRATA

El crítico musical 
Piero Poggialini
 nos envía sus comentarios sobre 
" Il Pirata" 
de
 Vincenzo Bellini.




EN ITALIANO:
IL PIRATA
VINCENZO BELLINI (1801-1835)

Debutto il 27/10/1827 alla Scala di Milano
Teatro Real Madrid 17/12/2019
Direttore d’orchestra Maurizio Benini
Regia: Emilio Sagi
Scenografia : Daniel Bianco

E’ una produzione dei Teatri La Scala di Milano e Real di Madrid, una produzione perfetta ed emozionante, che farà storia.

Bellini compose nel 1827, all’età di 30 anni “Il pirata”, cercando uno stile operístico innovatore, un nuovo linguaggio che combinasse il virtuosismo belcantistico, nell’ ámbito di un inédito drammatismo. Nacque cosí la prima opera romantica belcantistica, con difficoltà vocali eccezionali, che provocarono in pratica la sparizione dalle scene di quest’opera, per la mancanza di cantanti in grado di poterla interpretare.

Le sue melodie sono un esempio di lirismo che fu ammirato e imitato anche da compositori di música strumetale (Chopin si ispirò a “Casta diva” nell’inizio di un suo Notturno).

Le grandi difficoltà vocali per tenore e soprano a Madrid sono state ben superate da entrambi i reparti. Javier Camarena e Celso Albelo, hanno raggiunto i tre Re naturali della partitura senza problemi.

Sonia Yoncheva e Yolanda Auyanet, hanno cantato molto bene, superando tutte le acrobazie del loro ruolo.

Eccellente la prestazione del Coro del Teatro Real.

Le miracolose regia e scenografia hanno disegnato il “freddo” palcoscenico con un ampio ed elegante gioco di specchi che evidenziava le geometriche posizioni dei coristi e dei solisti.

Molto bene la direzione musicale del Maestro Benini.

Belli i bianchi abiti femminili.

Un privilegio assistere.


EN ESPAÑOL:
EL PIRATA
VINCENZO BELLINI (1801-1835)
Debutto il 27/10/1827 alla Scala di Milano

Teatro Real, Madrid 17/12/2019
Dir. Musical: Maurizio Benini
Direccion de escena : Emilio Sagi
Escenografia : Daniel Bianco

Es una producción de los Teatros: Scala de Milán y Real de Madrid, una producción perfecta que hará historia.

Bellini, en 1827, a la edad de 30 años, compuso “Il Pirata”, buscando un estilo operístico innovador, un nuevo lenguaje que combinase el virtuosismo del bel canto, en el ámbito de un inédito dramatismo. Nació así la primera ópera romántica de bel canto, con dificultades vocales de excepción, que prácticamente la hicieron desaparecer de los escenarios por falta de cantantes en grado de poderla interpretar.

Sus melodías vocales son un ejemplo de lirismo; fueron admiradas e imitadas también por compositores de música instrumental (Chopin se inspiró en “Casta diva” al comienzo de uno de sus Notturni).

Las grandes dificultades vocales para tenor y soprano en Madrid se han superado con creces por ambos repartos. Javier Camarena y Celso Albelo, han llegado a los tres Re naturales de la partitura sin problemas.

Sonia Yoncheva y Yolanda Auyanet, han cantado muy bien, superando todas las acrobacias de sus roles.

Excelente actuación del Coro del Teatro Real.

La dirección y la escenografía han diseñado el “frío” escenario con un amplio y elegante juego de espejos que evidenciaba las posiciones geométricas de coristas y solistas.

Muy bien la dirección musical del Maestro Benini.

Hermoso el blanco vestuario femenino.

Un privilegio asistir.

viernes, 3 de abril de 2020

PARSIFAL EN ABRIL

Queridos amigos:

Queremos informaros de que la revista SCHERZO nos ofrece el numero del mes de abril de forma gratuita en formato PDF. Aquí tenéis el enlace para descargarlo.

Abril es el mes de Parsifal. Aquí os copiamos un calendario de enlaces y fechas dónde verlo.
- Hasta 11/04: Múnich -  https://bit.ly/2ysA0bz
- 09/04: New York - https://bit.ly/342dbai
- 09 y 12/04: Viena - https://bit.ly/2US0uL2
- 10 y 13/04: Berlín - https://bit.ly/3bINIFt